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Legionella


Dom: Procariota – Reg.: Bacteria – Phyl.: Proteobacteria – Cl.: Gamma Proteobacteria – Ord.: Legionellales – Fam.: Legionellaceae – Gen.: Legionella – Sp.: Legionella pneumophila e altre circa 50 specie

La Legionella è un genere di batteri gram-negativi flagellati, aerobi (necessitano di ossigeno) che comprende circa 50 specie, tra le quali la più pericolosa è la specie Legionella pneumophila, responsabile del 90% dei casi di legionellosi, una grave infezione polmonare. Il nome Legionella è dovuto alla famosa epidemia acuta avvenuta nell’estate del 1976, che colpì un gruppo di veterani della Legione Americana, riunitisi in un albergo di Philadelphia, causando 221 contagiati, di cui 34 morti, su 4.000 ospiti, a causa della propagazione, attraverso l’impianto di condizionamento dell’hotel.

Habitat
Questi batteri vivono in ambienti acquatici sia naturali, che artificiali. Da sorgenti, fiumi, laghi, fanghi, vapori, risalgono alle condotte idriche, tubature, serbatoi, fontane, piscine, vasche UTA, impianti di condizionamento. Prediligono acque stagnanti, ove siano presenti incrostazioni, sedimenti, biofilm, alghe, batteri e protozoi, tra cui soprattutto amebe. Sopravvivono a temperature comprese tra i 5,7 e i 55°C e il loro massimo sviluppo è a 25-42°C, sotto i 22°C e sopra i 60° C sopravvivono, ma sono inattivi.

Importanza sanitaria
La malattia si contrae inalando piccole goccioline in aerosol di acqua contaminata, o da particelle derivanti per essiccamento, provenienti soprattutto da impianti di condizionamento, ma anche da vapori, reti di ricircolo acqua calda degli impianti idrico-sanitari, vecchi bollitori, serbatoi, tubature, vasche idromassaggio, saune, bagni turchi, fontane decorative con acqua a spruzzo, impianti di irrigazione, depositi acqua antincendio, torri di raffreddamento, scaldabagni, umidificatori, apparecchiature per respirazione assistita. Più piccole sono le dimensioni delle particelle o goccioline inalate e più facile è che arrivino alle basse vie respiratorie (< 5 micron). Una volta inalati questi batteri si annidano nei polmoni, penetrando nei macrofagi, che li utilizzano per replicarsi, causando due tipi di quadri clinici: la febbre di Pontiac e la Legionellosi. La prima è una forma febbrile extra-polmonare, che ha un’incubazione di 1-2 giorni e si risolve in 2-5 giorni. I sintomi sono simili a quelli di una sindrome influenzale: malessere generale, cefalea, febbre, tosse con gola arrossata, mialgia e più raramente diarrea, nausea, vertigini e fotofobia. La seconda è una polmonite, che ha un’incubazione di 2-10 giorni e comprende sintomi più gravi, malessere, cefalee, osteoartralgie, tosse secca, problemi gastrointestinali (diarrea, vomito, nausea), neurologici (confusione mentale, delirio, vertigini), cardiaci, con complicanze varie, fino alla morte nel 5-15% dei casi. Differisce dalle altre forme di polmonite proprio per il coinvolgimento di organi extrapolmonari. I soggetti più a rischio sono: anziani, fumatori, alcolisti, sesso maschile, individui affetti da immunodeficienza e patologie croniche. Il rischio di acquisizione della malattia è correlato alla suscettibilità individuale del soggetto esposto e al grado di intensità dell’esposizione, rappresentato dalla quantità di legionelle presente e dal tempo di esposizione. La trasmissione interumana non è mai stata dimostrata, ne’ il contagio bevendo acqua contaminata.

Normative
Per i casi di legionellosi è prevista la notifica obbligatoria in classe II, D.M. 15/12/90. E’ prevista, inoltre, la notifica obbligatoria dei focolai di legionellosi in classe IV. Il medico che pone la diagnosi, deve anche compilare la scheda di sorveglianza (Circolare 400.2/9/5708 del 29/12/93) (“Linee guida per la prevenzione e il controllo della Legionellosi” GU n. 103 del 05/05/00)

Per quanto riguarda le analisi batteriologiche, sono da ritenersi accettabili concentrazioni di Legionella (UFC= unità formanti colonie) pari o inferiori a 100 UFC/litro per gli impianti idrici (“Linee guida recanti indicazioni sulla legionellosi per i gestori di strutture turistico-ricettive e termali” GU n. 28 del 04/02/05) e pari o inferiori a 1000 UFC/litro per gli impianti di condizionamento (“Schema di linee guida per la definizione di protocolli tecnici di manutenzione predittiva sugli impianti di climatizzazione”: provvedimento della Conferenza Permanente Stato Regioni n.2636 del 05/10/06, GU n. 256 del 03/11/06).